Prospettive di Vivibilità a Napoli

Per puro caso la classifica sulla qualità della vita delle città italiane pubblicata dal Sole24h ha coinciso temporalmente con la scadenza, del 17 giugno scorso, della ordinanza sul caos notturno cittadino, adottata dal Sindaco Manfredi. Dalle stanze del Consiglio Comunale e da quelle di Palazzo San Giacomo, per far fronte alla imminente scadenza, si è pensato di elaborare un pacchetto di norme che regolino l’indisciplinato mondo notturno, anche se ci sono spinte di chi pensa che sarebbe meglio lasciare le cose così come sono per non danneggiare le attività economiche del settore. Eppure, a leggere proprio gli indici della citata classifica, si comprende bene in che fase socio/economica è la città. Da attento osservatore del fenomeno, posso dire che il “food and beverage” partenopeo non è affatto un settore in crisi, anzi, di nuove attività di somministrazione, in particolare della notte, se ne sono aperte e se ne aprono in continuazione. Del resto è la stessa classifica del Sole 24h a confermare la sensazione di molti cittadini, in quanto, se da un lato abbiamo Napoli inchiodata al 90esimo posto nella classifica generale, si registra, invece, un 46esimo posto alla voce “affari e lavoro”, con un + 48 posizioni scalate nel 2021 rispetto al 2020, segno che Napoli, per fortuna, sta affrontando un momento di ripresa seppure prevalentemente in un solo settore che, ovviamente, richiede una maggiore disciplina, essendo ormai evidente a tutti che la nostra città non può certo diventare una perenne ed estesa tavola imbandita con accompagnamento discomusic che, a lungo andare, rischia di implodere in una bolla speculativa, se non viene messa a sistema ed indirizzata verso modalità di esercizio senz’altro più “civili”. Neppure mi meraviglia che Napoli non sia una città a misura di bambino, classificandosi agli ultimi posti anche in questa “gara” e ciò dipende anche dal fatto che, alla perenne mancanza di strutture sportive, le piazze prima usate dai bambini per giocare, oggi vengono di giorno in giorno rosicchiate da tavolini e sedie, come è accaduto plasticamente a Piazza Montecalvario ai Quartieri Spagnoli ed a Piazza Dante e in ogni altro luogo pubblico, dove ai nostri bambini viene sottratto spazio vitale per la loro crescita. Avendo ben in mente tali parametri, non può non sorgere il dubbio che la città in questi anni si sia sbilanciata troppo verso una economia che si sta “mangiando” la città ed i cittadini e che occorre intervenire con politiche che vanno nella direzione di stabilire norme di convivenza civile più stringenti. Seppure siano trascorsi circa 9 mesi dall’insediamento dell’amministrazione Manfredi, numerosi sono i miei interventi in Consiglio Comunale per far prevalere i principi del vivere civile su quelli della “città mordi, balla, sballa, schiamazza e fuggi”, lasciando residui di qualsivoglia genere e natura ad imbrattare le nostre strade e piazze monumentali che, in assenza di servizi degni di questo nome, si offrono agli occhi di cittadini e turisti. E’ senz’altro vero che ad oggi mancano risorse economiche e di personale per far fronte agli obblighi verso la cittadinanza, ma proprio per questo, penso che occorra adottare il principio della tolleranza zero, del punirne uno per educarne cento, nella speranza che si inneschi un mutamento culturale e di “rincivilimento” di quei pochi (si spera siano pochi) che pensano di trattare Napoli ed i Cittadini napoletani come beni di consumo. Ad oggi purtroppo la sensazione è che a Napoli tutto sia possibile e che ai comportamenti scorretti è raro che siano applicate sanzioni efficaci che scoraggino i trasgressori. In buona sostanza si deve comprendere bene che la scorrettezza e, purtroppo, talvolta anche il crimine, non paga. Colgo l’occasione per manifestare la mia solidarietà ai cittadini residenti di Piazza San Domenico Maggiore che nella notte tra venerdì 10 e sabato 11 giugno, come ogni anno, hanno subito l’incendio di fumogeni con conseguente spessa coltre di fumo, che ha invaso l’intera piazza e le abitazioni, per una non meglio specificata commemorazione, nella completa indifferenza delle istituzioni, seppure da più parti e più volte sollecitate ad intervenire.
Gennaro Esposito
Consigliere Comunale e Presidente del Comitato Vivibilità Cittadina

C’è ancora chi si ostina a chiamarla “movida”

C’è ancora chi si ostina a chiamarla movida, socialità, economia e posti di lavoro ma quello che va in scena a Napoli, non solo nelle notti del fine settimana, non ha nulla a che vedere con questi concetti. Chi vive ed osserva il fenomeno da vicino, come i residenti, sa bene che il tutto si svolge al di fuori di ogni regola civica ed economica. Spritz, cicchetti, birrette, anche variamente assemblati tra loro, a pochi euro, attirano folle ingestibili ed ingovernabili con musica sparata a decibel da discoteca, che va avanti fino alle prime ore del mattino, all’insegna dello spaccio indisturbato di droghe di ogni genere e natura, con l’unico obiettivo dello sballo alcolico/narcotico che purtroppo travolge anche molte volte minorenni. Sono anni che analizziamo il fenomeno e ci siamo fatti un’idea chiara di come esso è articolato anche nella categoria dei commercianti che non sono tutti uguali e che tutto il comparto diverso dalla somministrazione è anch’esso colpito da questa gestione aggressiva di questo settore, che sta cannibalizzando interi quartieri che subiscono una vera e propria desertificazione sia sociale, sia culturale che commerciale. Ci siamo, infatti, dimenticati della Via San Sebastiano degli strumenti musicali e della Via Mezzocannone di librerie universitarie, dove si rilegavano le tesi di laurea, perché ogni “buco” viene adibito ad esercizio per la somministrazione alcolica, fosse anche di pochi metri quadrati, tanto poi c’è l’occupazione del suolo pubblico che è in grado di triplicare la superfice di vendita. La notte, salvo casi rari, è difficile vedere scontrini e contratti di lavoro regolari. In queste condizioni chi vuole essere in regola e non vendere ad 1 €. cicchetti, birrette e quant’altro, proponendo un approccio luidico, sociale, artistico e culturale al divertimento, viene schiacciato e deve chiudere, poiché non riesce a mantenere la concorrenza con gli “irregolari”, cosicché Napoli, in queste condizioni, perde la possibilità di migliorarsi.  E’ chiaro, allora, che ci dobbiamo chiedere Cui prodest? Sicuramente tutto questo giova alla camorra, che gestisce le piazze di spaccio di cocaina, hashish, marijuana et similia, sicuramente giova, ancora, alla camorra che ricicla tanti danari, sicuramente giova ancora una volta alla camorra che gestisce il business del parcheggio abusivo di tante, tantissime auto di avventori che vengono a Napoli perché sono attratti da droghe ed alcol a buon mercato. Cosa c’è di economia, di culturale e di socialità in tutto questo? Da quello che vediamo noi, niente! I giovani sono visti solo come consumatori, richiamati a migliaia da bassi prezzi, in folle ingovernabili ed ingestibili per consentire lo spaccio. Nelle normali condizioni della movida napoletana, infatti, ogni intervento di polizia è pressoché impedito per ragioni di ordine pubblico; diventa difficile anche un semplice controllo di polizia. Se questi sono i fatti, in larga misura assolutamente incontrovertibili e documentati dai tanti filmati e foto che ormai da anni pubblichiamo sulla nostra pagina Facebook, allora, ci chiediamo quando inizieremo a cambiare l’approccio tentando di arginare con politiche a breve, a medio ed a lungo termine, che puntino su divertimento, cultura e socialità, in un mix che nutra le menti dei nostri giovani e non le disintegri. L’altra faccia della medaglia sono i diritti umani dei cittadini che tentano di condurre una vita regolare nelle loro case di abitazione, diritti che l’art. 2 della nostra Carta Costituzionale definisce, non a caso, “inviolabili” quali il diritto alla salute, alla casa ed alla privacy, diritti connaturali all’essere umano che non sono, quindi, comprimibili. Anche uno studente al primo anno di giurisprudenza capisce che il nostro ordinamento Costituzionale non tollera neppure la minima lesione di questi diritti fondamentali che sopravanzano quelli cd. economici. Se questo è il quadro normativo costituzionale ci chiediamo, allora, in che termini si pongono gli esperti della mediazione politico/sindacale quando si oppongono ad ogni forma di contenimento del fenomeno suddescritto che difficilmente si può inquadrare nei concetti di movida, socialità o economia. E’ evidente che lo stato in cui siamo giunti è il frutto di un approccio anarcocapitalista che non ha nulla a che vedere con i concetti di solidarietà umana e progresso sociale propri della nostra Costituzione. Se questo è il dato normativo e sociale non c’è dubbio che occorre una stretta limitando gli orari di esercizio delle attività commerciali in modo deciso atteso che fino ad oggi i medesimi gestori delle notti napoletane non sono stati in grado di limitare i danni sociali ed economici che gioco forza registriamo da troppo tempo.

Avv. Gennaro Esposito Consigliere Comunale di Napoli e Presidente del Comitato Vivibilità Cittadina

  

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