Ieri (13.02.2014) sul Corriere del Mezzogiorno era uscito un articolo sul costo dei consiglieri (che incollo in calce) che non faceva nessuna distinzione, mettendo tutto e tutti in un unico calderone. Oggi sempre su Corriere del Mezzogiorno è stata pubblicata la lettera che descrive la posizione di Ricostruzione Democratica. Su questo Blog molti articoli sul tema: I nostri costi della politica (clikka)
Corriere del Mezzogiorno del 13.02.2014:
Al Comune di Napoli, serve nuova trasparenza di GENNARO ESPOSITO
Caro direttore, ho letto con attenzione gli articoli di Locoratolo e Cuozzo sui costi dei consiglieri comunali e vorrei esprimere la mia amarezza come cittadino e Consigliere Comunale di Ricostruzione Democratica. Questi articoli correttamente informano la cittadinanza su prassi scorrette quanto diffuse, che generano disaffezione dalla vita pubblica. Tuttavia potrebbero rendere un servizio migliore, nell’interesse collettivo, se solo fossero più completi, mettendo cioè in luce anche i rari casi di diversità, che pure ci sono. Purtroppo però ciò che dovrebbe essere la normalità non fa notizia, mentre spesso si cerca il sensazionalismo: è notizia lo spreco dei fondi pubblici e l’uso improprio delle risorse collettive, ma non il contrario. L’effetto, tuttavia, è duplice: di far apparire marcia tutta la politica e di aumentare la disaffezione dalla vita pubblica, con un danno per tutta la collettività. Non solo il cittadino si forma la convinzione che sono tutti uguali, (confondendo quelli che hanno «rubato» con quelli onesti) ma alla fine se sono tutti uguali come dare torto a chi il voto lo vende per 50 euro? Così, inoltre, si disincentivano dall’impegno proprio coloro che utilizzano il potere correttamente, che già combattono ad armi impari con i loro avversari. Mi sorge allora il dubbio che il nostro impegno, oltre ad essere defatigante e difficile, sia anche inutile. E’ inutile essere scrupolosi con i gettoni di presenza, ciò che comporta percepire solo due o trecento euro al mese, è inutile spendere oculatamente i fondi economali per le strette esigenze, restituendone una parte, è inutile avere solo la metà dei collaboratori, perché non necessari nella quotidianità – ma utilissimi tre mesi ogni cinque anni, ossia in campagna elettorale – è inutile studiare atti e delibere cercando di dare un contributo costruttivo alla vita pubblica della città. È inutile, insomma, cercare di essere rigorosi nella misura in cui il risultato di questo impegno non viene nemmeno riconosciuto. Se dovesse essere così, allora anche ai miei occhi apparirebbe certamente più scaltro chi sfrutta la sua posizione per ottenere qualche prebenda. Sicuri che non è affatto intenzione del Corriere del Mezzogiorno dipingere un quadro in cui tutte le vacche sono nere, auspichiamo che il Suo giornale voglia seguire con attenzione una delle nostre proposte in tema di trasparenza e buona amministrazione. A maggio 2012 presentammo una proposta di regolamento per procedimentalizzare le nomine nelle società partecipate, enti o istituzioni del Comune, proposta che con grande fatica eravamo riusciti a portare all’attenzione dell’aula durante lo scorso consiglio, ma che è stata irresponsabilmente rinviata in commissione dalla maggioranza per ulteriori approfondimenti (sic!). Riuscirà il Consiglio comunale a scrivere una pagina di trasparenza sulle nomine negli enti?
Capogruppo di Ricostruzione Democratica
Ps. Ecco lo statino paga del consigliere “ingenuo” che nonostante sia tutto inutile ci crede ancora:
Corriere del Mezzogiorno del 13.02.2014
Ecco la supercasta di Napoli
Comune, record di gruppi (16). E ce ne sono 6 con un solo eletto
Una norma incredibile stabilisce che per un solo eletto al Comune di Napoli, capogruppo di se stesso, sia possibile avere fino a cinque dipendenti comunali a disposizione, oltre ovviamente ad una stanza e a tutto quanto occorre per fare politica: uno smartphone, fondi per le spese vive dell’ufficio, l’abbonamento gratuito alla rassegna stampa e così via, senza dimenticare che ai consiglieri spettano anche due biglietti per lo stadio che è di proprietà comunale. E la cosa diventa ancor più incredibile se solo si pensa che in via Verdi, sede del Consiglio comunale, siano presenti addirittura sei gruppi composti da un solo consigliere. Ma non solo. A Napoli è record italiano per la presenza di partiti in aula: ce ne sono addirittura 16, nove di centrosinistra e 7 di centrodestra.
Costi dei partiti, 5 dipendenti per un solo eletto
Comune in predissesto, ma spese alle stelle per i gruppi formati da un consigliere
NAPOLI — Sedici gruppi consiliari, sette di centrodestra e nove di centrosinistra, nei quali confluiscono 20 partiti o sigle per appena 48 consiglieri eletti. Ma anche sei partiti composti da un solo consigliere comunale. Se altrove c’è disaffezione per la politica, Napoli va in controtendenza. E in Consiglio comunale partiti e monopartiti si moltiplicano.
Il capoluogo campano detiene questo squallido record tra le grandi città italiane: Milano, Roma, Firenze, Torino, Bologna, Genova, Bari e Palermo non hanno assolutamente tanta frammentazione nelle assemblee cittadine, cosa che è poi alla base dell’ingovernabilità. E il fenomeno non sembra arrestarsi. In via Verdi, solo nell’ultimo mese, sono nati due gruppi di centrodestra: Forza Italia e Nuovo Centrodestra. Mentre da ieri è in arrivo un possibile nuovo «iscritto» al Gruppo Misto, cioè Marco Russo, ex capogruppo dimissionario dell’Idv che non ne ha potuto più del fatto che «nel mio partito si pensa solo alle poltrone» e si è dimesso da gruppo e partito. Russo, infatti, a meno che non confluisca in un partito esistente, non potrà far altro che iscriversi al gruppo Misto, gruppo diventato il partito grazie al quale de Magistris governa sul filo di una maggioranza che, dichiarazioni di voto alla mano, oscilla tra i 25 e i 26 consiglieri comunali. Come dire che basta nulla, un po’ di traffico o un’influenza, per far venir meno il numero legale in aula. Frammentazione che si aggiunge a frammentazione per un’assemblea che, ad appena 32 mesi dall’elezione, ha visto esplodere i due partiti del sindaco, l’Idv, partito di origine di de Magistris, passato da 15 consiglieri a 9; e «Napoli è Tua», la lista civica del primo cittadino, entrata in aula con sei eletti e oggi ridotta ad un unico consigliere. Ma perché, alla faccia del tanto sponsorizzato sistema elettorale dei sindaci, c’è tanta frammentazione? Null’altro che semplice opportunità. Perché avere un gruppo autonomo, benché composto da un solo eletto, serve, ad esempio, ad avere fino 5 dipendenti comunali distaccati: la norma consente infatti di assegnare 3 dipendenti per ogni gruppo, un altro al capogruppo ed un altro ancora per ogni consigliere eletto. Fatti due conti, se i monogruppi sono sei, si può arrivare fino a 30 dipendenti comunali distaccati al servizio di sei consiglieri. E non solo. Perché i capigruppo di se stessi, oltre a prendere parte alla conferenza dei capigruppo, quindi ad incidere nelle scelte strategiche del Consiglio, hanno ovviamente diritto alla propria quota di fondi per l’economato. Prendiamo il dato relativo al Peg, il Piano esecutivo di gestione 2013, che ha assegnato ai Gruppi per acquisti di beni di consumo, prestazioni di servizio e acquisto di beni durevoli 163.800 euro. I soldi sono stati così suddivisi: il 50 per cento, quindi 81.900 euro, tra tutti i 48 consiglieri; altri 81.900 euro per ogni gruppo politico. Va da sé che chi è capogruppo di se stesso ha diritto a molti più fondi rispetto ad un singolo consigliere di un partito ben più ampio. Immancabile, poi, il classico gettone-presenza per ogni riunione di commissione e ogni Consiglio comunale, con gli eletti che, mediamente, arrivano a percepire tra gli 800 e i 1.200 euro al mese a testa. Il consigliere, inoltre, può contare pure sull’astensione dal lavoro retribuita nelle ore in cui c’è commissione o Consiglio. Immancabili, infine, quelle che sono le dotazioni di servizio: stanza, telefono, smartphone, abbonamenti per la lettura gratuita dei giornali oltre ai classici due biglietti di tribuna Autorità per ogni gara casalinga del Napoli. Insomma, proprio male non è fare il consigliere comunale. Tanto più se si ha la fortuna che, dal tuo partito, tutti gli eletti vanno via e rimani da solo. In quel caso diventa un vero affare.
Paolo Cuozzo