I napoletani e l’ordine costituito

sanpaolofollaSi susseguono sulle pagine dei giornali cittadini editoriali sulle condizioni di invivibilità di Napoli. Anche il Cardinale il giorno di San Gennaro ha dichiarato dall’altare che Napoli è sull’orlo di un grave collasso. Eppure sono giorni che da napoletano impegnato nella vita politica cittadina ho un senso di disagio, dovuto a fatti che appaiono distanti tra loro ma che hanno un filo conduttore. Mi ritornano spesso in mente, infatti, in sequenza, le notizie dei cd. terroristi in Val di Susa, la partita del Napoli col Borussia Dortmund e la giornata del miracolo di San Gennaro.

Tre fatti che si sono susseguiti che, per i numerosi articoli che leggo da qualche giorno sui giornali, avranno inconsciamente colpito anche i napoletani attenti. Ora se terrorista è colui che vuole, con la forza, sovvertire l’ordine costituito, mi chiedo se Napoli non sia abitata da terroristi che cercano di sovvertire o meglio arginare l’ordine costituito che, mi rendo purtroppo conto, non è quello dello Stato Italiano.

La sensazione chiara, come fosse una fotografia, l’ho avuta allo stadio il 18 settembre scorso, quando sono andato a vedere la partita del Napoli contro il Borussia Dortmund in una situazione, assolutamente consueta, di caos totale, dove i carabinieri, polizia e vigili urbani sono, a tutti gli effetti, da considerare dei “terroristi” poiché con la sola manifestazione della forza tentano di arginare e sovvertire (senza successo) il vigente dis-ordine costituito rappresentato da parcheggiatori abusivi (a cinque euro), venditori abusivi di qualunque cosa ed ogni forma di sregolatezza urbana. Addirittura il parcheggiatore abusivo a cinque metri dal cellulare della polizia è in grado di rassicurarti, senza timore di essere notato o disturbato, con tono saccente ed arrogante, che non ti sarà rimossa l’auto né fatta la multa per il divieto di sosta e che, seppure ci dovesse essere qualche vigile “poco disciplinato” dalla contravvenzione facile, lui sarebbe in grado di intervenire immediatamente essendo lui il vero rappresentante del dis-ordine costituito.

La medesima sensazione viene nello stesso momento in cui si entra nella cd. tribuna autorità del san Paolo dove trovi asserragliate le più alte cariche cittadine e, tal volta, anche nazionali, tra politici, amministratori pubblici, alti dirigenti di prefettura, questura ed alti magistrati con tanto di scorta, che hanno gioco forza attraversato, come tutti, l’inferno ed il dis-ordine totale “costituito” che vige fuori, senza che ciò desti in loro il benché minimo imbarazzo o disappunto.

A pensarci questo senso di disagio mi si è schiarito, il giorno dopo la grande partita, e precisamente il 19 settembre alle 9 e 41, con i napoletani che hanno accolto con un’ovazione lo scioglimento del sangue di San Gennaro e l’ingresso del Patron del Calcio Napoli in Cattedrale. La summa sintesi per il napoletano del sacro e del profano che, evidentemente, costituisce il solo ordine costituito e riconosciuto.

Ebbene, il ruolo di un politico dovrebbe essere quello di guida e di garante di una comunità, mentre, invece, oggi la mancanza di autorevolezza dei politici, sempre alla ricerca di consenso, ha invertito questo rapporto, di modo che i politici sono ostaggio dei più bassi istinti di piccole comunità, quartieri o piccoli o grossi centri di potere,  che affermano la loro esistenza anche con atti violenti, che finiscono per essere assecondati dai questa classe pseudopolitica che supinamente ratifica scelte inaccettabili ed illegali.

Alla fine è la stessa comunità che si trova smarrita non capendo più quale è la strada giusta, quale quella sbagliata e quale è l’ordine costituito. Un CAOS che si trasfonde nella gestione del bene pubblico che diventa terra di nessuno e quindi fonte di ogni sopruso.

Diritto alla casa e principio di legalità

vele scampiaSul tema della cd. sanatoria delle occupazioni degli immobili pubblici trovo assolutamente scorretto il modo di trattare l’argomento di coloro che per evidenti “ragioni di parte” speculano e strumentalizzano il principio di legalità, giungendo addirittura, in un caso ed in modo offensivo, a far passare la tesi che il Consiglio Comunale di Napoli, con l’ultimo provvedimento adottato sull’argomento, abbia voluto dare un premio alla camorra. La decisione in consiglio è stata molto travagliata ma ci siamo assunti la responsabilità politica avendo studiato e conoscendo le difficoltà dei territori. Coloro che, invece, si sono lanciati in una gara di “legalità a chiacchiere” rilasciando interviste e dichiarazioni ai giornali, da un lato, hanno dimostrato di non conoscere Napoli ed i suoi quartieri difficili, dall’altro di non conoscere la normativa regionale vigente dal 1998, che è stata poi ripetutamente modificata nel 2000, nel 2003 e da ultimo nel 2013. Addirittura parla qualcuno, come l’ex Governatore, che ha avuto anche la possibilità di cancellare tali leggi regionali, eppure, le ha lasciate! Chiedo a questi “esperti” del principio di legalità se è legale sfrattare un cittadino, semmai con cinque figli e moglie a carico che ha perso il lavoro e che, per non far stare all’aghiaccio i propri figli, ha occupato una casa pubblica libera poiché incastrata nei tempi della burocrazia. Non so se questi “santoni” del principio di legalità abbiano assistito ai lavori del Consiglio Comunale ovvero abbiano fatto i conti con gli artt. 47 e 2 della Costituzione e con l’art. 54 del c.p., posti a base di una corposa giurisprudenza della Suprema Corte che ha ritenuto valida l’applicazione della scriminante del cd. “stato di necessità abitativa”. Tra i banchi dell’università mi hanno insegnato che quando in mezzo al mare ci sono due persone che stanno annegando e tu ne puoi salvare solo una, non rispondi per questo della omissione di soccorso per quella persona che non hai potuto salvare. Tutti parlano ma nessuno ha provato a vestire i panni dell’ex operaio indigente che il provvedimento adottato dal Comune di Napoli vuole tutelare. Tutti parlano ma vorrei vederli, non dietro le loro tavole imbandite, ma insieme ai Vigili Urbani a sgombrare padri, madri e figli da immobili occupati per necessità. Tutti parlano per la propria lotta politica senza considerare né la polveriera sociale di Napoli né il conflitto sociale che le loro dichiarazioni potrebbero innescare. Un comportamento irresponsabile perché queste persone che rilasciano interviste e danno pareri rischiano di far passare il messaggio nella opinione pubblica che a Napoli si occupa e si può occupare un alloggio impunemente, contrariamente a quello che, invece, dice il provvedimento, peraltro adottato con un emendamento di Ricostruzione Democratica che ha irrigidito le procedure tutelando anche quelli che avrebbero avuto diritto alla casa occupata. Non credo che questo sia il modo di fare politica a Napoli, nessuno ha la forza di adottare il pugno di ferro né, forse, sarebbe giusto. Occorre, invece, operare creando solidarietà sociale e per fare questo occorre farsi carico dei problemi dei cittadini più sfortunati, rispettando innanzitutto i principi costituzionali e la normativa vigente, attraverso un giusto contemperamento degli interessi, così come ci hanno insegnato i nostri Costituenti. Non si amministra Napoli facendo i Notai o i Magistrati, ma facendosi carico dei problemi dei Cittadini cercando in modo estenuante di fare il bene e l’interesse pubblico senza rischiare di innescare ovvero acuire il conflitto sociale anzi cercando di disinnescarlo per il bene e l’interesse di tutti.

Dal Corriere della Sera del 13.09.2013

COME PREMIARE L’ILLEGALITÀ di ANTONIO POLITO

 Circola in Italia una strana idea di legalità. I suoi cultori chiedono alle Procure di esercitare il ruolo improprio di «controllori» ma non appena possono premiano l’illegalità, per demagogia o per calcolo elettorale. È il caso di Napoli, città-faro del movimento giustizialista visto che ha eletto sindaco un pm, dove è stata appena approvata, praticamente all’unanimità, la sanatoria degli occupanti abusivi delle case comunali. Nel capoluogo partenopeo si tratta di un fenomeno vastissimo: sono circa 4.500 le domande di condono giunte al Comune per altrettanti alloggi. Per ogni famiglia che vedrà legalizzato un abuso, una famiglia che avrebbe invece diritto all’abitazione secondo le regole e le graduatorie perderà la casa. Non c’è modo migliore di sancire la legge del più forte, del più illegale; e di invitare altri futuri abusivi a spaccare serrature e scippare alloggi destinati ai bisognosi.
Ma nelle particolari condizioni di Napoli la sanatoria non è solo iniqua; è anche un premio alla camorra organizzata. È stato infatti provato da inchieste giornalistiche e giudiziarie che «l’occupazione abusiva di case è per i clan la modalità privilegiata di occupazione del territorio», come ha detto un pubblico ministero. In rioni diventati tristemente famosi, a Secondigliano, Ponticelli, San Giovanni, cacciare con il fuoco e le pistole i legittimi assegnatari per mettere al loro posto gli affiliati o i clientes della famiglia camorristica è il modo per impadronirsi di intere fette della città; sfruttando le strutture architettoniche dell’edilizia popolare per creare veri e propri «fortini», canyon chiusi da cancelli, garitte, telecamere, posti di blocco, praticamente inaccessibili dall’esterno e perfetto nascondiglio per latitanti, armi e droga.
Non che tutto questo non lo sappia il sindaco de Magistris, che a Napoli ha fatto il procuratore. E infatti ha evitato di assumersi in prima persona la responsabilità di questa scelta. L’ha però lasciata fare al consiglio comunale, Pd e Pdl in testa, difendendola poi con il solito eufemismo politico: «Non è una sanatoria. Io la chiamerei delibera sul diritto alla casa». E in effetti è una delibera che riconosce il diritto alla casa a chi già ce l’ha, avendola occupata con la forza o l’astuzia.
Questo genere di arretramento del diritto, dettato da interesse politico, populismo sociale o connivenza vera e propria, ha fatto di Napoli la città sregolata e dolente che è. Quando a New York si decise di applicare la teoria della «tolleranza zero», si cominciò con il controllare quelli che viaggiavano sulla metropolitana senza biglietto. La polizia municipale fu stupita di scoprire che la maggioranza dei fermati era ricercata dalla giustizia per altre ragioni. Se de Magistris volesse dare un colpo serio alla criminalità organizzata nella sua città, potrebbe forse cominciare col guardare nell’elenco di occupanti abusivi che il suo Comune ha appena deciso di legalizzare.

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