Nitto Palma senatore del PDL impallinato dal PD e meno male! Questo governo è peggio di quello Monti perché in questo c’è un diretto coinvolgimento degli eletti del PD, di una forza che dovrebbe essere di sinistra e si sarebbe, sulla carta, proposta come contrapposta al PDL. Mi chiedo come si fa a spiegare al popolo di sinistra ed agli elettori del pd che la presidenza della commissione giustizia debba andare al PDL che ha nel suo corpo malato la questione ruby, le leggi ad berlusconam, i processi a papimediaset, dell’utri, cosentino, cesaro e tanto altro. Devo dire che mi viene il vomito!
La cronaca raccontata da Repubblica di oggi (08.05.2013) dellimpallinamento del nitto.
Commissioni, Palma bocciato due volte Pdl furioso con il Pd: ha violato i patti Letta-Napolitano, allarme sul governo
— Colpito e affondato. Francesco Nitto Palma, candidato alla presidenza della commissione Giustizia del Senato, nonostante l’accordo politico tra Pd-Pdl e Scelta Civica, non ce la fa. Per due volte il Pdl ci prova, per due volte si va a schiantare contro un muro di schede bianche alzato dal Pd con l’aiuto di Sel e grillini. Alle tre del pomeriggio, al piano ammezzato che ospita la commissione, la tensione è alle stelle. L’ex Guardasigilli di Berlusconi è bianco come un cencio. Più tardi confiderà ai compagni di partito di non essere rimasto sorpreso della bocciatura: «Quando ho visto che il Pd non aveva provveduto a sostituire i membri della commissione, come gli avevamo suggerito, ho capito che mi volevano fregare. Per poi scaricare la colpa sul Pdl che insisteva sul candidato brutto, sporco e cattivo». In effetti fin dal mattino, all’assemblea del gruppo del Pd, è chiaro che su Nitto Palma sta montando una vera ribellione.
Intervengono quasi tutti i componenti della Commissione e ciascuno porta il suo legno alla pira che si va innalzando per bruciare la candidatura di quel pm folgorato da Previti sulla via della politica. Felice Casson è il più determinato. Si capisce che abbia ancora il dente avvelenato. Quando era a Venezia scoprì la Gladio e mandò per competenza i fascicoli a Roma. Il sostituto incaricato di proseguire l’indagine era proprio Nitto Palma e i segreti di finirono con l’archiviazione. Rosaria Capacchione, la giornalista anticamorra, alza la voce: «Io se voto l’amico di Cosentino non mi posso più presentare a Napoli. Comunque decidete voi: non devo per forza stare qui in Senato». Anche Nadia Ginetti, ex poliziotta penitenziaria, chiede la parola e spara i suoi dubbi: «Perché insistono tanto su questo Palma? Cosa c’è dietro?». Insomma, l’aria che tira è brutta. Così quando si apre la votazione segreta Palma va sotto una prima volta: 12 voti contro i 14 richiesti per essere eletto. I senatori Pd, Sel e 5Stelle restano seduti sui banchi a parlare tra di loro. Intanto si precipitano come furie in commissione Renato Schifani, capogruppo Pdl, e Maurizio Gasparri. Facce livide, parole di fuoco rivolte agli avversari-alleati. «Ognuno si assumerà le sue responsabilità », sibila Schifani. Zanda è stretto fra il Pd in rivolta e la necessità di salvare l’intesa con ilPdl. Tra il quartier generale Pdl e quello del Pd partono le prime, tese, telefonate. Denis Verdini si mette in contatto con il ministro Dario Franceschini. Poi riferisce a Berlusconi, arrivato nel frattempo a palazzo Grazioli. I minuti scorrono invano. Seconda votazione, altro bagno: i voti per Palma crescono a 13, sempre uno di meno di quelli necessari. A questo punto si è ormai capito che non si tratta di casi di coscienza, c’è una strategia. I senatori di Scelta Civica temono che il punto di rottura sia vicino. Andrea Olivero, il coordinatore dei montiani, scende le scale di palazzo Madama scuotendo la testa: «Questi del Pd hanno combinato un vero capolavoro. Prima fanno gli accordi sottobanco con il Pdl escludendoci e poi non riescono nemmeno a rispettarli!».
Nel Pdl si parla di ritorsione, qualcuno vorrebbe persino vendicarsi sul governo Letta. Minacce al vento, per ora, visto che il Cavaliere impone atutti il silenzio. Ma i sismografi indicano che il terremoto è in arrivo. Gianni Letta, nel pomeriggio, attende il capo dello Stato nell’androne di casa Andreotti, dopo aver reso omaggio alla salma, per condividere la sua preoccupazione con Napolitano. In serata al Quirinale sale anche il premier per un colloquio che, ufficialmente, è dedicato solo all’esame del dossier europeo (Enrico Letta è reduce da un tour delle Cancellerie), ma Napolitano vuole sapere come il capo del governo intenda affrontare la prima, vera, crisi politica scoppiata dentro la maggioranza.
Berlusconi, spinto da Verdini e Ghedini, ha deciso infatti di non mollare. «Non possiamo accettare questo veto, hanno tradito la parola». In serata è Schifani a ribadire che la linea non cambia: «Abbiamo votato i candidati del Pd. Altrettanto non è successo nel caso del nostro senatore Nitto Palma. Ci attendiamo che domani il Pd abbia lostesso senso di responsabilità. Nitto Palma rimane il nostro candidato». Ma il problema è che Scelta Civica, che in commissione ha due voti (Olivero e Susta) annuncia che non voterà più per Palma «se il Pd non garantisce che non farà mancare i suoi voti». È una guerra di nervi. Il Pd insiste affinché il Pdl si convinca a cambiare candidato. «Per noi – riferiscono fonti del gruppo – vanno tutti bene, a parte Ghedini ovviamente». Si fa il nome dell’ex sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo come candidatura accettabile. Il Pd Felice Casson manda tutti in testacoda quando le agenzie rilanciano una sua frase: «Dalla terza votazione noi voteremo un nostro candidato». Sembra quasi il preannuncio di un’autocandidatura, ma il senatore smentisce: «Ho chiesto solo un candidato che sia condiviso». Un altro nome che circola è quello di Luigi Manconi, garantista a 24 carati, ma si tratta di un altro
«Non vogliamo scippare la commissione al Pdl ribadiscono dal quartier generale del Pd – solo che per noi Nitto Palma è inaccettabile». E si ricorda di quando propose una commissione d’inchiesta su Mani Pulite o della sua ipotesi di un lodo blocca- processi per tutti i parlamentari. Oggi pomeriggio terza votazione con la maggioranza semplice (ovvero dei presenti). Poi dal quarto scrutinio si andrà al ballottaggio tra i primi due arrivati.
Il caso Palma ha fatto ombra ieri all’altra polemica scoppiata tra Sel e 5Stelle sulle presidenze. Dopo due giorni di tensione, è Gennaro Migliore a ratificare la fine dell’idillio con un tweet: «Il M5S ha fatto cappotto nelle commissioni tra vicepresidenze e segretari: 28 M5S 0 Sel». L’accordo salta perché Sel insisteva su Fava alla presidenza del Copasir, rivendicata dai grillini.
Giuseppe D’Ambrosio è il presidente della Giunta delle elezioni della Camera La prima presidenza dei grillini