Sono Malala e non ho paura di voi! Il diritto allo studio negato dall’integralismo religioso

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Non riesco proprio a capire come motivi religiosi possano creare tali mostruosità. Malala Yasufazi, la ragazza quindicenne ferita gravemente dai talebani in Pakistan, nella regione dello Swat perché voleva andare a scuola. Il 9 ottobre le hanno sparato in testa riducendola in fin di vita nella valle dello Swat, la turbolenta area tribale pachistana dove è nata. L’attentato all’adolescente di 14 anni diventata un’eroina antitalebana ha scosso le coscienze nel suo paese e colpito mezzo mondo. La ragazza ha chiesto di ringraziare tutti coloro che nel mondo stanno sostenendo la sua coraggiosa lotta a favore dell’istruzione delle donne. “Ci penso spesso e mi immagino chiaramente la scena. Anche se verranno a uccidermi dirò loro che sbagliano. L’istruzione è un nostro diritto fondamentale“. Lo aveva scritto Malala Yousafza sulla sua pagina Facebook, dove aveva ricevuto le prime minacce di morte dei talebani. Il 9 ottobre le hanno sparato in testa riducendola in fin di vita nella valle dello Swat, la turbolenta area tribale pachistana dove è nata. L’attentato all’adolescente di 14 anni diventata un’eroina antitalebana ha scosso le coscienze nel suo paese e colpito mezzo mondo.

Sabato 3 gennaio 2009 

TI AMMAZZERÒ
 La scorsa notte ho fatto un sogno terribile con elicotteri militari e talebani. La mamma mi ha preparato la colazione e sono andata a scuola. Ho paura perché i talebani hanno emesso un editto che vieta a tutte le ragazze di andare a scuola. Nella mia classe siamo solo 11 su 27. Lungo la strada per tornare a casa sento un uomo che dice: “Io ti ammazzerò”.

Domenica 4 gennaioCADAVERI PER LE STRADE 
Oggi è giorno di festa e mi sono svegliata tardi, alle 10. Sento mio padre che parla di tre cadaveri in mezzo all’incrocio Verde.

La domenica, prima delle operazioni militari, il picnic era un’usanza. Adesso la situazione è tale che non lo facciamo da un anno e mezzo.

Un’altra abitudine era la passeggiata dopo cena, ma ora ci chiudiamo in casa prima del tramonto. Il mio cuore batte forte: domani devo andare a scuola.

Lunedì 5 gennaio NON INDOSSATE ABITI COLORATI
 Ero pronta per andare a scuola quando mi sono ricordata che il preside ci aveva chiesto di non indossare l’uniforme (studentesca, per evitare di essere un bersaglio, ndr), ma indumenti normali. Così decido di mettere il mio vestito rosa preferito.

Altre ragazze hanno scelto vestiti colorati e la scuola ha un (altro) look.

Si avvicina un amico e mi dice: “Per l’amor di Allah… La tua scuola verrà attaccata dai talebani”. Durante l’assemblea ci chiedono di non indossare più vestiti sgargianti perché i talebani non li sopportano.

Mercoledì 14 gennaio

NON VEDRÒ PIÙ LA MIA SCUOLA?Le vacanze invernali iniziano domani, ma non sono contenta. Il preside, per la prima volta, non annuncia che giorno ricominceranno le lezioni. Se i talebani manterranno il loro editto, non torneremo in aula.

Io penso che la nostra scuola riaprirà un giorno, ma andandomene via guardo l’edificio come se non lo dovessi rivedere mai più.

Giovedì 15 gennaio

BOMBARDAMENTI D’ARTIGLIERIA 
Mi sono svegliata tre volte. Tutta la notte hanno bombardato con l’artiglieria. I talebani colpiscono ripetutamente le scuole nello Swat (il distretto dove vive Malala, ndr).

Oggi ho letto il diario pubblicato sul sito della Bbc. A mia madre piace il mio pseudonimo Gul Makai. Anche a me piace perché il mio vero nome significa addolorata.

Venerdì 16 gennaio 

LA POLIZIA È SPARITA 
Mio padre ci ha detto che il governo proteggerà le scuole, ma la polizia non si vede da nessuna parte. Ogni giorno sentiamo le notizie di soldati uccisi e tanti altri rapiti (molti saranno poi decapitati dai talebani, ndr).

I miei genitori sono molto spaventati.

Lunedì 19 gennaio 

SCUOLE BRUCIATE
 Altre cinque scuole sono state distrutte e una era vicino a casa mia. Nessuno va a lezione dopo l’ultimatum dei talebani.

E l’esercito non fa assolutamente nulla. I soldati se ne stanno chiusi nei bunker sulle colline a sgozzare capretti e mangiare.

Giovedì 22 gennaio

LADRI FRUSTATIAlcuni miei amici se ne sono andati perché la situazione è molto pericolosa. Io resto tappata in casa. Ieri sera maulana Shah Dauran (che aveva vietato le scuole alle ragazze; poi è stato ucciso, ndr) ha intimato ancora una volta alle donne di non uscire. Nel suo discorso alla radio ha anche annunciato che tre ladri verranno frustati l’indomani e chiunque può assistere. Perché, dopo tante sofferenze, la gente va ancora a vedere queste cose? Perché nessuno li ferma?

Sabato 24 gennaio

ERA L’ESPLOSIONE DI UNA BOMBA?
 Il mio fratellino di 5 anni gioca su un prato quando papà gli chiede cosa sta facendo. E lui risponde: “Sto scavando una fossa”.

Più tardi abbiamo preso l’autobus per Bannu. Il veicolo è vecchio. A un certo punto prende una buca e il clacson comincia a suonare. Mio fratello, terrorizzato, chiede alla mamma: “Era l’esplosione di una bomba?”.

Siamo andati al bazar e poi al parco. Le donne indossano un velo che usano quando escono di casa. Lo fa anche mia madre, ma io mi rifiuto di portarlo perché arriva fino a terra e cammino con difficoltà.

Lunedì 26 gennaio

CARAMELLE DAGLI ELICOTTERI 
Mi sono svegliata con il rombo dell’artiglieria pesante. Prima eravamo terrorizzati dal rumore degli elicotteri e adesso dalle cannonate.

Un giorno hanno cominciato a lanciare caramelle dal cielo. Quando arrivano gli elicotteri speriamo sempre che lo rifacciano, ma purtroppo non capita più.

Sabato 31 gennaio 

CHI VENDICHERÀ LE VITTIME?
 Il distretto di Swat è stato duramente colpito dai militanti islamici. Le operazioni militari si intensificano e solo oggi sono state uccise 37 persone.

Ho cambiato canale della tv e vedo una donna che dice: «Ci vendicheremo dell’assassinio di Benazir Bhutto (l’ex premier pachistana uccisa dai terroristi, ndr). Chiedo a mio padre chi vendicherà le centinaia di vittime fra la gente del nostro distretto.

Sabato 7 febbraio

SILENZIO INQUIETANTE
 Siamo partiti per Mingora (la principale città del distretto, ndr) nel pomeriggio. Sono felice di tornare dopo 20 giorni. Prima di entrare in città ci colpisce il silenzio inquietante.

In giro si vedono solo personaggi con barboni e lunghi capelli, che sembrano talebani. Alcune case sono danneggiate dalle granate.

Andiamo al supermercato, ma è chiuso, anche se prima rimaneva aperto fino a tardi. Anche gli altri negozi sono sbarrati.

Domenica 8 febbraio

SOLO I MASCHI TORNANO A SCUOLA 
Guardo la mia uniforme scolastica, lo zaino per i libri, l’astuccio, e mi rattristo. I maschi tornano a scuola domani, invece i talebani hanno vietato l’istruzione alle ragazze.

Mio fratello non ha fatto i compiti e teme di venire punito se va a scuola. La mamma dice che domani ci sarà il coprifuoco e lui si mette a ballare per la gioia.

Giovedì 12 febbraio

ATTACCHI SUICIDI
 La scorsa notte ci sono stati pesanti bombardamenti. Prima che i talebani imponessero delle restrizioni sui canali via cavo guardavo la tv Star Plus. Il mio programma favorito era Raja Kee Aye Gee Barat (Il ragazzo dei miei sogni verrà a sposarmi, ndr). Oggi è giovedì e ho paura. La gente dice che gran parte degli attacchi suicidi avvengono il venerdì mattina o la sera. Dicono anche che gli attentatori scelgono il venerdì, giorno speciale per l’Islam, convinti di compiacere Allah.

Domenica 15 febbraio 

SPARI PER LA PACE  A pranzo cominciano a sparare. Ho paura che arrivino i talebani. Corro fra le braccia di mio padre che mi consola: «Non temere stanno sparando in aria per la pace».

Papà ha letto sul giornale che il governo e i militanti hanno firmato un accordo. Alla sera i talebani ne danno l’annuncio per radio e la sparatoria riparte con maggiore vigore. La gente crede più a loro che al governo. Quando abbiamo sentito l’annuncio mia madre è scoppiata a piangere di gioia e subito dopo anche papà.

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