Napoli: Il Dopo COVID

Da attenti osservatori del nostro territorio abbiamo sempre svolto un ruolo attivo denunciando agli organi ed istituzioni competenti, di tutti gli ordini e gradi, le tante cose che non andavano in Città. Il protratto lockdown ci ha dimostrato che avevamo pienamente ragione nel segnalare i comportamenti illegali e spesso fonte di responsabilità anche penale; comportamenti che abbiamo prontamente denunciato, perché pensiamo che i cittadini non debbano voltarsi dall’altra parte, ma debbano, invece, prendersi cura della città collaborando con le Istituzioni. Ci siamo accorti, immediatamente, perché lo vedevamo accadere sotto i nostri occhi, che lo sfruttamento intensivo delle nostre risorse non è un modello da perseguire perché espelle i cittadini dalla città e violenta e mortifica il territorio, favorendo il diffondersi di grandi e piccole illegalità travestite da occasioni di lavoro. Quanto, poi, questo modello economico sia stato fallimentare e fragile è sotto gli occhi di tutti. Abbiamo sempre sostenuto che la Città non è un bene di consumo, facendone il nostro motto e, pertanto, abbiamo denunciato le responsabilità politiche delle maglie larghe nelle quali si sono prontamente inserite iniziative che tendono a trasformare la città in un luna park, ovvero, in un enorme fast food. Non abbiamo scoperto nulla se non che le norme per consentire a tutti i cittadini di vivere la Città nel rispetto dell’ambiente e della salute già esistevano. Ne abbiamo semplicemente richiesto l’applicazione, quasi sempre inascoltati. Sapevamo che il litorale cittadino era inquinato dagli sversamenti illegali, ma non abbiamo mai preteso da chi ne aveva il potere e la responsabilità il doveroso intervento. Oggi, che abbiamo visto cosa è il golfo con i delfini, non possiamo girarci dall’altra parte. Abbiamo apprezzato Napoli nella sua dimensione monumentale, culturale ed artistica senza il roboante rumore di folle di giovani e meno giovani che si accalcano davanti a locali di varia natura, offendendo la storia della città millenaria. Una bulimia orgiastica che tal volta si è tramutata in tragedia, come quella, di qualche anno fa, del giovane Emanuele caduto dall’obelisco di Piazza San Domenico Maggiore, su cui, in piena notte si stava arrampicando sotto gli occhi di migliaia di giovani che facevano il tifo o che si erano, semplicemente, girati dall’altra parte. Il lockdown è per noi una cartina di tornasole da cui apprendiamo che Napoli può essere ancora più bella ed accogliente; occorre però mostrare ai napoletani qual è il percorso da seguire. Ebbene, la fase due richiede attenzione e controllo e può essere l’occasione per impedire le distorsioni del mondo del lavoro e della produzione alle quali istituzioni e cittadini si erano assuefatti. Controlli che, peraltro, sono stati rafforzati dalla ulteriore normativa sopravvenuta relativa all’emergenza covid19 che, finalmente, standardizza nuclei composti da vigili del fuoco, ispettorato del lavoro, comando dei carabinieri per la tutela del lavoro ed aziende sanitarie locali (cfr. circolare ministro dell’interno del 02.05.2020), affinché vi sia una tutela a 360 gradi di cittadini e lavoratori, quelli veri non al nero. Oggi si parla di “regalare” gli spazi pubblici per consentire ad attività commerciali di espandere la loro attività all’esterno e bilanciare, in tal modo, la riduzione degli spazi interni dovuta al cosiddetto “distanziamento sociale”. Ebbene, se da un lato ciò a Napoli è sempre accaduto, non tanto per la mancanza di controlli ma per la assenza della riscossione delle sanzioni, dall’altro dobbiamo dire con forza che gli spazi pubblici sono pubblici e le occupazioni vanno dosate “cum grano salis”, a condizione che si impieghi manodopera regolare ed evitando il saccheggio di spazi e diritti, verificando la compatibilità con strade e piazze di ridotte dimensioni e prevedendo percorsi e postazioni che consentano di evitare gli assembramenti, causa non solo del contagio ma anche di altrettanti gravi disagi che abbiamo sempre segnalato. Occorre amministrare la città con equilibrio e lungimiranza anche per evitare che situazioni precarie si stabilizzino in una colpevole tolleranza. La nostra è una pretesa doverosa e legittima, perché pensiamo che Napoli possa essere il motore dello sviluppo del Sud e del Paese, in una Italia che ormai al Nord ha margini di sviluppo limitati, rispetto a quelli che può avere il Mezzogiorno, al quale vanno riconosciute le risorse necessarie a raggiungere una crescita compatibile con l’ambiente in tutta la sua complessità.

Comitato Vivibilità Cittadina

Il Presidente

Avv. Gennaro Esposito

Pubblicato su Corriere del Mezzogiorno e Repubblica Napoli del 17.05.2020

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